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Da : "Una gita da mediano"
di Matteo Mazzantini

Sabato All Blacks, non vedo l'ora

Canberra, 8 ottobre 2003

Se questo fosse veramente il mio diario, allora scriverei subito una lettera e la comincerei così:
cara Elisa.
E' la mia bimba, voglio dire, la mia fidanzata.
Ma siccome questo è sì il mio diario, ma per la Gazzetta che si ricorda di noi rugbisti solo quando c'è il Sei Nazioni o la Coppa del Mondo, allora cominciò così:
ciao a tutti.
Sono a Canberra, grande come Roma, però con un decimo della gente, giri per la città e ti sembra che non ci sia anima viva.
Tanto noi siamo solo casa e chiesa, cioè albergo e allenamento.

Mancano tre giorni al pronti-via.
Che si giocasse contro gli All Blacks lo si sapeva da mesi, o forse da sempre, perché per una ragione o per l'altra siamo sempre nello stesso girone. Che ci giocassi anch'io, lo sapevo da quando un giorno, al Nevegal, dopo un paio di brutti allenamenti John Kirwan che poi è il nostro allenatore ci ha detto
-: "Forse voi non ve ne siete ancora resi conto, ma questa è la squadra che giocherà contro gli All Blacks".
Non ce ne eravamo resi conto.
Che ci giocassi anch'io, però, lo sanno tutti solo da ieri, quando Kirwan ha dettato la formazione... Mazzucato, Mazzariol, Mazzantini... sembriamo parenti.

Adesso, ogni minuto che passa, sale la tensione.
Fra un po', al nostro passaggio, le lampadine si accenderanno da sole. A proposito: in qualche albergo funziona già così, anche senza gli All Blacks.
E' un po' come il servizio militare: per un anno ti spaccano le palle, noi infatti ci siamo allenati come animali, poi aspetti solo che scocchi l'ora del congedo, che ti sembra una liberazione.
Ecco: non vedo l'ora che cominci la partita per liberarmi da questo peso.


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