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Una gita da mediano
di Matteo Mazzantini

Italia-Canada o Canada-Italia o quel che è

Canberra, lunedì 20 ottobre 2003

Vigilia di Italia-Canada.
Tutti tranquilli, noi, come per risparmiare le energie, come per accumularle una sull'altra fino a traboccare, fino a esplodere, fino a fargliela pagare costi quel che costi.
Vigilia di Italia-Canada, o Canada-Italia, non so.
Stasera abbiamo fatto allenamento, un allenamentaccio, cominciato male, con quel nervosismo che ti prende dopo qualche giorno di cazzeggio e quando ti rendi conto che tutto, insieme, sta per piombarti addosso anche se lo sai già.
I primi 20 minuti di allenamento erano a ingresso libero, così siamo stati invasi dai giornalisti: australiani, gallesi, italiani... Anche le tv. In tutto una cinquantina.
Un assedio.
Noi giravamo e loro assalivano Kirwan e Grant Doorey, che nella vita sarebbe l'assistente alla difesa, intesa come tattica di squadra, ma qui sembrava quasi l'assistente alla difesa personale di Kirwan.
Per fortuna, dopo 20 minuti, tutti fuori dalle balle.
Vigilia di Italia-Canada, o Canada-Italia, o quel che è.
Nello spogliatoio Carlo Checchinato, dall'alto dei suoi 13 anni di Nazionale, e anche dall'alto del suo metro e 97, ci ha più o meno fatto capire che "siamo arrivati a un punto in cui si fa la storia".
Nel senso che "frega niente di quello che è successo né di quello che succederà, ci frega solo del Canada, battere il Canada ed entrare nella storia" .
Perché "primo: mai si sono vinte due partite in un'edizione", e "due: se si batte il Canada, poi c'è il Galles, e se si batte il Galles, si va nei quarti, e questa è storia". E ha aggiunto che "non sarà storia che si studierà sui libri di storia a scuola, ma nei club, nei pub, nei terzi tempi, anche nel più povero spogliatoio del più sgangherato campo dell'Itaia ovale si parlerà per sempre di noi". Cazzo.
Adesso siamo lì sul filo dell'alta tensione e cerchiamo di non prendere la scossa .
Tecnicamente si dice: rilassarci.
Properzi ha scaricato da Internet dei filmati sulle avventure di cinque ragazzi che, con lo skateboard o con la bici, ne fanno di tutti i colori.
Sono dei veri deficienti.
Mi fanno ridere come un matto.
Forse sono poco zen, ma questa è la mia tecnica di rilassamento preferita.


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