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Una gita da mediano
di Matteo Mazzantini

Quando anche il riposo è un allenamento

Canberra, giovedì 23 ottobre 2003

Giornata di allenamento a base di riposo, perché anche il riposo è un allenamento, un recupero, un restauro, una riabilitazione.
Si mangia, quel che si può, si beve, quel che si deve, si guarda, quel che si trova, si legge, quel che si è portati da casa, si fa un salto al circolo Arci, una partita a ping pong, ma senza sentimento.
E' uno strano momento, quello dell'attesa. E' un andare in giro a cercare qualcuno, senza trovarlo, perché in fondo chi devi trovare è a portata di mano, e anche di gamba: sei tu.
Cioè, nel mio caso: sono io.
Siamo tutti in cerca di noi stessi, anche se facciamo finta di cercare Festuccia o Castrogiovanni, Persico ("Ciao amico") o Masi.
Perfino Lo Cicero, perfino lui, ha qualche difficoltà nel tenere le pubbliche relazioni.
Siamo in cerca di tranquillità, e allo stesso tempo di rabbia.
Siamo in cerca di concentrazione, ma anche di istinto selvaggio, guerriero, animale.
Siamo in cerca di qualcosa che possa riempire il vuoto che sentiamo dentro.
Siamo in cerca di conferme, ma sopraffatti da domande e interrogativi.
Stiamo ripassando una partita ancora tutta da giocare.
Galles, dunque.
Battuto a Roma, la prima del Sei Nazioni 2003.
Gente dura, orgogliosa, forte. Questa è retorica.
I loro primi 20 minuti fanno paura: è come essere stipati in una lavatrice, e poi inseriti in un lavaggio che comincia direttamente dalla centrifuga.
Se ne esci sano e salvo, allora comincia la vera partita. Perché loro non sono irresistibili dietro, in difesa, e poi scopri anche che tutto quello che appare non è coraggio.
Troncon sta bene, io andrò in panchina.
Certe volte la panchina scotta, sembra una griglia, e io uno spiedino.
Certe volte la panchina non è nemmeno una panchina, ma una sedia.
Preferisco la panchina alla sedia: è come stare tutti sulla stessa barca.
Si va a dormire presto.
Non sento la mancanza dello psicologo, ma della mia fidanzata.
Adesso spengo la luce, Spenta. 'Notte.


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