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Una gita da mediano
di Matteo Mazzantini

Tonga k.o. grazie alla colonna sonora

Canberra, 15 ottobre 2003

Vista dal mio punto di vista, cioè dalla panchina, la partita sarebbe stata più bella se l'avessi vista da un altro punto di vista, cioè dal campo oppure, come colpo d'occhio, dalla tribuna.
Ma è stata una gran partita, a cominciare dal prepartita. Dove eravamo tranquilli, ma così tranquilli, fin troppo tranquilli, da lasciarmi poco tranquillo. Invece non era tranquillità: era consapevolezza.
Inni, poi chi in campo, chi in panchina.
Io ero nervoso: ho cominciato a mangiarmi le unghie, presto sono passato alle dita, infine stavo dedicandomi alle mani. Dall'amputazione - un guaio per chi fa il mediano di mischia - mi ha salvato l'intervallo. Risultato: 9-7.
Rientrati nello spogliatoio, ci siamo seduti, bicchierino di acqua e sali, poi Kirwan ha parlato con i trequarti e Carlo Orlandi con gli avanti, infine Kirwan ha parlato a tutti: "I loro punti sono solo colpa nostra. Perché abbiamo vinto le mischie e le touche, e ogni volta che attaccavamo, abbiamo fatto punti". Vero: prima buttavamo gli avversari fuori dalla partita, poi con i nostri errori spalancavamo la porta e li facevamo rientrare, "prego", "grazie", "prima lei".
Comunque, detto e fatto: 36-12, e peccato non aver segnato una quarta meta, che voleva dire un punto in più in classifica.
Il segreto della vittoria sta forse nella colonna sonora. Quando siamo arrivati allo stadio, gli organizzatori trasmettevano "La donna è mobile, qual piuma al vento...", alla fine abbiamo messo su "Vincerò".
Adesso vietato esagerare. Siamo al terzo tempo, banchetto con i giocatori di Tonga, simpatici ma tristi, a sapere che ci sarebbero rimasti male non li avremmo trattati così. Intanto, per la cronaca, bisogna spiegare cos'è successo ai capelli di Gonzalo Canale e Sergio Parisse.
Nel giorno libero hanno incontrato due ragazze, le due ragazze hanno proposto un "facciamo una follia", loro hanno accettato al volo immaginando chissà che, ed ecco il risultato:
adesso la testa di Gonzalo sembra il battistrada di una gomma Michelin, quella di Sergio una siepe rasata di fresco.
Infine, per la storia, Parisse è stato votato il giocatore più bello della Coppa del mondo.
Ma ce l'ha fatta solo perché Festuccia è fuori concorso.

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